mercoledì 28 gennaio 2015

La formazione esperienziale ... lavorare con i giovani



1. Problem Solving: un gioco di squadra, che richiede abilità
comunicative, sinergia, definizione di ruoli e dell'obiettivo comune:
i ragazzi ci hanno davvero stupiti! 

Molto spesso ci troviamo a confrontarci con insegnanti, educatori, sul tema formazione/educazione: tanti ed articolati sono i programmi didattici, stretti i tempi da rispettare, scanditi da mille altri impegni (riunioni, collegio docenti, udienze, preparazione di verifiche ecc...); il tutto da inserire ovviamente in quella che è la vita normale di una persona, fatta di famiglia, hobby, impegni domestici, tempo libero.... 

Fare gli insegnanti, oggi soprattutto non è assolutamente facile. Alla scuola sono attribuiti sempre più nuovi "compiti" legati alla socializzazione dei ragazzi; compiti che un tempo erano squisitamente della famiglia ma che ora, con l'evoluzione delle strutture famigliari, la riduzione della presenza dei genitori, le "nuove" famiglie allargate, ricostruite... una situazione complessa che vede i nostri giovani essere presenti nel contesto scolastico per circa la metà del loro tempo "attivo" - senza conteggiare il dormire - a scuola. 
2. Sensibilizzazione alle tematiche del primo soccorso: dopo la 
spiegazione teorica i ragazzi hanno "interpretato"  una scena 
di un soccorso
Ecco che quindi gli insegnanti si trovano non solo a ricoprire il loro storico ruolo di educazione (seguire quindi i programmi, insegnare a far di conto, a leggere e scrivere ecc....) ma anche a svolgere una ulteriore educazione, che le famiglie faticano a fare, come per esempio proporre nuove esperienze. La società ci richiede sempre più abilità e competenze, come per esempio la capacità di lavoro di gruppo, la capacità di risolvere i problemi, competenze comunicative, empatia e molto altro ancora. 
3. Rafting per le scuole:Stare tutti assieme in uno spazio ristretto, 
condividere regole, aiutarsi, andare allo stesso ritmo, guidare in 
autonomia il gommone da rafting: proponiamo la stessa attività
 anche ai business man aziendali ... i risultati dei giovani.... 
SORPRENDENTI! 
 La formazione esperienziale puo' aiutare molto in questo, come ottimo strumento metodologico per aiutare i ragazzi a divenire più consapevoli e riflessivi, stimolando le loro specifiche abilità e capacità. Lo dice la parola stessa: formazione, quindi dall'esperienza. Sembra molto facile e quasi banale come concetto, ma racchiude in sè un attento lavoro di gestione. Ma che cos'è realmente un'esperienza? Tutti i giorni noi, in modo più o meno consapevole facciamo "esperienze". Se proviamo a riflettere sulla nostra giornata però forse riusciamo a fatica ad individuare le esperienze del giorno. Perchè? Perchè di fatto ci accorgiamo di aver vissuto una esperienza solo quando ci è accaduto qualcosa di nuovo, di diverso, di particolare. Come fare quindi con i ragazzi? 
Proporre ai nostri giovani attività nuove, in contesti particolari, può essere una soluzione: far vivere loro nuove esperienze, dalle quali poi imparare, per affinare quelle abilità e capacità che il mondo esterno richiede. Attenzione però, non è sufficiente che i ragazzi svolgano una nuova attività o facciano una nuova esperienza... la formazione esperienziale non è questo. La formazione esperienziale è "imparare dall'esperienza vissuta, trarne delle concettualizzazioni che possano andare bene anche per altre occasioni di vita. Il fulcro quindi è la riflessione. Fare delle esperienze ed esserne consapevoli, implica per forza di cose il riflettere sulle esperienze: cosa ho sentito, cosa ho visto, come sono stati stimolati i miei sensi (vista, udito, olfatto, tatto, gusto), che sensazioni ho provato, che emozioni ho sentito, come mi sono comportato. La riflessività è la base della maturazione della personalità nei nostri giovani. Una volta sviscerato, possiamo trarre delle conclusioni, dei concetti che saranno i miei nuovi " strumenti degli attrezzi" per altre occasioni di vita, a disposizione per una nova esperienza. L'uso della metafora è il punto cardine della formazione esperienziale. 
Far vivere ai nostri ragazzi esperienze nuove, seguite da de briefing (riflessioni) e lavorare assieme per trovare delle concettualizzazioni è sicuramente un buon metodo per aiutare i giovani a scoprire loro stessi, a crescere e socializzare, per sviluppare autostima, capacità di stare in gruppo e molte altre abilità utili da mettere in campo della loro vita. 

domenica 25 gennaio 2015

rafting, canoa, hydrospeed prima di tutto sicurezza

Nuotare o annegare?

Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare tra lo scrivere e il fare c'è di mezzo il fiume.


La verità non è scritta da nessuna parte, però che tu sia un soccorritore esperto, che tu sia uno che vuole fare una discesa rafting, piuttosto che un canoista, sapere due cose può aiutare. Spesso gli incidenti accadono per una errata valutazione di se e dell'ambiente che ci circonda.

Non abbiamo mai scritto nessun post riguardo alla tecnica del soccorso fluviale, per varie ragioni.
1. Tutto quello che scriviamo deve essere preso come punto di partenza e non è assolutamente sufficiente per capire pienamente i concetti che si spiegano durante i corsi pratici e che quindi si possono provare sulla propria pelle
2 purtroppo c'è una tendenza a copiare i manuali, fare foto durante i corsi, registrazioni etc.. ed il problema non è "il copiare", ma è almeno il "copiare bene" e soprattutto in modo consapevole.
Altrimenti non vorrei che un'idea di condivisione potenzialmente utile possa diventare dannosa, per chi poi va in acqua.
3 Gli istruttori della scuola Nazionale Rescue project e Trentino Wild  non sono solo formatori, ma operano nel soccorso sia fluviale che alluvionale conoscendo bene problematiche e difficoltà legate alle tecniche, ai luoghi dove si presta soccorso, con le altre squadre. attrezzature etc..

Quindi questo post vuole essere un'informativa e non una formazione.

TECNICHE DI NUOTO

La Scuola Rescue Project è da più di 12 anni che insegna il nuoto aggressivo come nuoto in acqua viva. Piano piano anche gli altri stanno arrivando a questa decisione. Ora vediamo il perché.
Negli anni la Scuola ha notato vari incidenti accaduti a canoisti, guide rafting, vigili del fuoco, protezioni civili, non solo in alluvione ma anche in fiume.

Parte di molti incidenti sono date da cattive informazioni, procedure sbagliate e docenti non preparati e competenti.

Inoltre, a parere nostro, c'è un problema di fondo quando vengono fatte ed ufficializzate le linee guida.
1. Non sempre vengono presi i professionisti per dare i punti cardini (il solito discorso, se voglio imparare bene un mestiere, capirne i segreti, le esperienze ecc... mi informerò e formerò da chi lo svolge come professione)
2. Spesso le tecniche vengono provate su tratti di fiumi molto facili e questo porta inevitabilmente a degli errori. Mi spiego: se vado su un fiume di secondo grado a provare le tecniche, probabilmente anche se sbaglio riesco ad ottenere un risultato sufficiente, ma non realistico qualora dovessi intervenire in un tratto più complesso o, in aggiunta, dovessero subentrare altre variabili e difficoltà.
Come ade esempio: guidare un raft, lanciare una corda, uomo al guinzaglio. Anche qui se ne vedono di tutti i colori. Piano Piano scriveremo anche di questo. 

Questo video offre dei punti sui quali poter ragionare. Sia con un'entrata in morta a nuoto, che  in hydrospeed, che in canoa. Le cose non cambiano.

Sento spesso parlando con i canoisti, che dicono che nuotare a stile libero può essere pericoloso su certe rapide. Ora il 75% dei canoisti non naviga cose impossibili. E' chiaro che quando si fa kayak estremo (nonostante io nuoterei sempre e solo a stile libero) ci possono essere delle varianti. Ma per tutti gli altri canoisti e soccorritori questa regola vale ed a nostro avviso è indiscutibile. Inoltre, se si vanno a guardare gli incidenti negli anni, essi non sono mai avvenuti su tratti estremi, bensì sono capitati incastri di piede, sifoni, mancata sicurezza stanchezza, non conoscenza dei propri limiti, in tratti di fiume navigati dalla maggior parte delle persone.


Quindi, perché mi metto in posizione di sicurezza?
La risposta a questa domanda per me è una sola. Mi metto in posizione di sicurezza solo quando sono sfinito, non riesco più a muovermi; mi metto in questa posizione per lasciarmi andare, riprendere energie... e pregare.
Oppure sono su un fiume estremamente semplice e per divertimento mi lascio navigare in posizione di sicurezza. Anche se in più di 28 anni di esperienza non mi è mai capitato di uscire di casa dicendo "ora vado a farmi un bel tratto di fiume a nuoto...in posizione di sicurezza".

LE PROBLEMATICHE DELLA POSIZIONE DI SICUREZZA.

1 non ho controllo di dove sto andando
2 i piedi sono spesso sotto acqua
3 alto rischio di incastro con i piedi anche in presenza di buchi o dislivelli dove chiaramente quando si fa un saltino, i piedi scendono sotto la superficie dell'acqua. ( c'è anche chi dice che se ti incastri vuol dire che si tocca e quindi non è pericoloso, ma questo non merita nemmeno un commento... )
4 non so cosa ci sia sotto il pelo dell'acqua e se trovo piante ringhiere etc.. posso incastrarmi facilmente (i piedi arrivano prima sull'ostacolo e non galleggiano...)
5 la posizione di sicurezza mi porta ad avere il sedere molto sotto, rischiando di prendere colpi al sedere e alla schiena
6 se entro in un buco rischio di rimanerci dentro per poca velocità
7 sifoni: i piedi ci entrano dentro (vengono risucchiati)
8 lettura del fiume, assente
9 immaginiamo di essere su una curva o vediamo un sasso davanti a noi: in posizione di sicurezza metteremmo i piedi nella direzione opposta a dove volgiamo andare e nuotiamo a dorso. In una curva vuol dire nuotare contro corrente senza nessun risultato. Perché, per tagliare la corrente bisognerebbe mettere i piedi verso monte e la testa verso valle. Difficile per uno che non è esperto e soprattutto va contro l'istinto.
10 entrate in morta. Spesso mi raccontano che a varie squadre insegno ad entrare in morta così:
posizione di sicurezza, quando si vede la morta ci si gira a stile e si nuota più forte che si può.
E chi ci prova su un secondo grado ci riesce. Quando però incomincia ad essere stanco o si trova in una morta più cattiva, arriva il deflettore e la morta non la prendono più. Essendosi stancati notevolmente per il tentativo fallito, l'ansia cresce così come l'affaticamento, toccando il deflettore e la morta sono andati sott'acqua, e alla fine la morta non la si prende più.

Questi sono solo alcuni dei punti cardine, ce ne sono parecchi, dagli studi fatti sulle persone che sono sopravvissute ad un annegamento, a fattori di stress etc...

Ora vi racconterò perche posizione a STILE LIBERO
1 attitudine mentale. La stessa persona, messa in posizione di sicurezza è più arrendevole rispetto a quando si mette in posizione a stile libero. E questo può fare una grossa differenza. Tant'è vero che le due posizioni si chiamano rispettivamente "nuoto passivo" e "nuoto attivo".
2 maggior propulsione per chi, piccolino come me, nuotare a dorso è quasi inutile
3 lettura del fiume: non importa perché ho sempre l'angolo giusto automaticamente, quasi di istinto
4 incastri: riduco notevolmente il rischio mortale di incastro di piede
5 fatica: lo stress, la paura, il freddo sono già fattori che ci stancano notevolmente, non posso rischiare di far troppa fatica nel nuoto perché, essendo che ci si stanca del giro di 5-6 secondi, devo preservarmi il più possibile qualora trovassi una difficoltà o comunque per poter avere energie per il mio intervento
6 se arrivo sopra ad un buco, sono abbastanza veloce e prenderò subito la corrente di uscita (non ci trito dentro...)
7 sifoni: se non sono enormi riesco forse ad aggrapparmi a dei sassi ( provato e funziona)
8 botte alla testa: mai prese, ho preso qualche colpo al salvagente ma avendo un bello spessore non mi sono fatto niente
9 quando mi butto in acqua nuoto per raggiungere qualcuno, o nuoto per uscire il prima possibile con la minor fatica possibile
10 non sapendo cosa c'è sott'acqua, (corde, rami, ferri ecc....)  non riuscendo a leggere perfettamente il fiume e le varie correnti che trovo, stando a stile libero risolvo questi problemi. 

TEST posizione di sicurezza

1 Come guida rafting, durante le discese faccio fare una prova di nuoto in un tratto estremamente facile di 1° grado. Negli anni insegnavo la posizione di sicurezza e per uscire,  cambio nuoto o a stile o a dorso
Risultato: su 20 clienti a 5 lanciavamo la corda. In una situazione reale nessuno usciva per i fatti suoi in rapida, si mettevano in posizione di sicurezza quasi catatonici e si lasciavano portare giù finché non li si andava a recuperare.

2 Corsi di soccorso: la posizione di sicurezza la spieghiamo, la facciamo provare, la ragioniamo e poi diciamo che facciano quello che vogliono l'importante che raggiungano i risultati preposti e si sentano sicuri. Una volta fatta, provata e ragionata, non c'è nessuno che si mette in posizione di sicurezza.


TEST nuoto aggressivo

1 discese in rafting: in questi 8 anni non spiego più la posizione di sicurezza, nella prova di acquaticità non ci è più capitato di lanciare corde, i neofiti affrontano la prova, senza grosse paure e con angoli quasi giusti.

2 in questi 12 anni non si è mai fatto male nessuno nuotando ovunque e dovunque. Sia durante i corsi che poi nella loro vita di canoisti o di soccorritori.


Un punto fondamentale è anche il traghetto a nuoto.
Provate a pensare come lo fareste..........................................fatto.

Ora probabilmente il vostro risultato è questo.
Mi tuffo a 45 ° contro corrente e nuoto più forte che posso per arrivare di là a 45 °, il prima possibile.

Ora la mia domanda è perché?

- Se devo partire a nuoto, innanzitutto non è una gara e quindi l'importante per me non è arrivare prima, ma arrivare di là e poi poter lavorare, perché se arrivo di là sfinito e non sono più utile, non servo a niente, anzi rischio di essere un pericolo perché i miei compagni fanno affidamento su di me (essendo appunto andato dall'altra parte della riva).

Onestamente, se devo fare un traghetto, parto a nuoto a 45 °,  3/5 bracciate poi mi giro a testa a valle e mi lascio portare dalla corrente, nuotando piano mantenendo l'angolo corretto per entrare in morta. 30° verso il basso. Una volta arrivato, correrò su 10 metri, perché correre mi stanca meno di nuotare, mi mette meno a rischio e sarò pronto a lavorare.

DOMANDA.
E se c'è un'ostacolo a valle pericoloso?

RISPOSTA
O parto più alto o non parto. Perché nemmeno nuotando contro corrente sarei sicuro di arrivare di là.
Quindi il rischio è troppo alto e cambio posto di ingresso a nuoto.

- se ho fatto un bagno in canoa e mi trovo in una rapida?

Io nuoto in avanti perché non sapendo bene cosa troverò preferisco affrontarlo senza il rischio di incastri, poi nuoto verso riva a 30° perché è l'unica cosa che posso fare. Dove arrivo arrivo.
Non posso mettermi contro corrente perché la forza dell'acqua è molto forte e non arriverei mai a riva, mi affaticherei, inizierei a bere, mi verrebbe il panico ecc....
Infatti sono accaduti incidenti mortali a guide rafting e soccorritori, non perché non sapevano nuotare, ma perché sono morti causa la troppa stanchezza che li ha portati a non riuscire più ad arrivare a riva.

Mi spiego con una similitudine: 
se vado a fare una corsa diciamo 10 km, la mia stanchezza sarà abbastanza lineare. Ad ogni km mi stancherò gradualmente sempre di più e dopo 30 minuti sarò molto stanco.

Traghetto a nuoto: parto come un toro, 7-8-9 bracciate, passano 6-7 secondi e sono già  finito. Non ho più forze, mi lascio andare.
Ecco perché è importante nuotare, si cercando di uscire il prima possibile dall'acqua, ma anche mantenendo energie per affrontare errori e per continuare a fare le cose giuste, rimanendo lucido.
Quindi si esce il prima possibile facendo meno fatica possibile. Una cosa non deve andare a discapito dell'altra.

Sul canale youtube di rescue project potete trovare molti spunti sul nuoto.


Come indicato sopra, queste righe vogliono essere solo alcune informazioni base, pertanto qualora  alcuni frasi fossero poco chiare, non esitate a contattarci per chiarimenti. 
Ricordiamo inoltre che questo è un punto di partenza. Non mettete in pericolo persone, insegnando tecniche che non conoscete a pieno e che non avete provato e confrontato.
Per portare qualcuno in acqua dovete essere molto preparati, perché se dovesse accadere qualcosa dovete essere in grado di aiutarli, sapendo le tecniche giuste e corrette e tutelandoli sotto tutti i profili.

In futuro tratteremo argomenti come conduzione del gommone, discese rafting commerciali o discese per il soccorso, lancio di una corda per il soccorso, come procedere in un fiume nuovo e molto altro ancora. Tutto questo perché Rescue project e Trentino wild credono nella formazione e nella sicurezza dei propri allievi e dei propri soccorritori. 


Uno dei Video del tgr sulla scuola rescue project


I riferimenti per corsi e per gli istruttori.

sabato 24 gennaio 2015

alta montagna.. camminare fino al cielo

Alte montagne, con posti unici per vivere un emozione indimenticabile. Vivi la montagna a 360 °


Camminare in montagna esplorando scenari meravigliosi. Accompagnati da guide alpine esperte di Trentino Wild. 
Presanella, Ortles Cevedale, e molto altro.

Seguire i passi della grande guerra, incontrare fortini, residui bellici, ma non solo, andare oltre la fatica, essere accompagnati in un viaggio dove passo dopo passo conquisterai la cima. 
Arriverai stanco e soddisfatto, ci saranno momenti dove vorrai tornare indietro, ma alla fine ci riuscirai e ne sarà valsa la pena. 
Trentino wild ti porterà alla scoperta di posti incredibili alla scoperta dei tuoi limiti e scoprirai come i limiti esistono solo nella nostra testa. Un passo alla volta. 

La sicurezza sarà garantita da guide esperte che oltre ad accompagnarti ti insegneranno a vivere la montagna rispettandola per tutto il suo insieme.

Potrai usare le racchette da neve, gli sci d'alpinismo, a seconda delle tue competenze e capacità. Ma per ogni livello Trentino Wild ti offrirà una gita indimenticabile. 
La vetta incomincia con un primo passo e Trentino Wild ti aiuterà nel tuo viaggio.

Non solo Trentino, Monte Rosa, Monte Bianco Alto Adige, ovunque e dovunque i tuoi occhi e le tua fantasia vogliano andare Trentino Wild ti accompagnerà.
Progetta assieme a noi il tuo viaggio di un giorno o più giorni. Siamo a disposizione per qualsiasi cosa. 

www.trentinowild.it




Canyoning in Trentino

Cosa è?

Il canyon è un'attività che si svolge all'interno di ruscelli. Dove l'acqua scorre libera tra salti scivoli e cascate.
Questo sport ti porta a visitare luoghi nascosti di straordinaria bellezza.

L'idea è quella di un parco acquatico nella natura.
Con delle mute da 5 mm non avrai freddo. Avrai un imbraco per le calate e sarete accompagnati da guide alpine specializzate nel canyoning.
Tuffi in pozze di acqua trasparente, le guide di caleranno come una goccia d'acqua in una cascata, vedrai e vivrai cose meravigliose, con i riflessi dei raggi del sole che illuminerà il percorso.



Ci sono vari canyoning in tutto il Trentino. Dal Rio Nero, Palvico, canyon s. Biagio, etc... per tutti e di tutti i gusti e scenari possibili.

Ogni volta sarà un esperienza indimenticabile e unica.
Trentino Wild non offre solo giornate di canyon ma lavora anche nella formazione. Potrete avvicinarvi a questo sport imparando le tecniche corrette, la giusta movimentazione in forra e molto molto altro.
Trentino Wild lavora con esperte guide alpine e si occupa in parte della formazione delle guide sia a livello nazionale che Trentino.

Pretendete il massimo perché sia che tu sia un neofita, sia che tu sia un esperto affidarsi professionisti per migliorare e divertirsi è sempre una cosa furba.
Abbiamo sedi in tutto il Trentino.

E se questo non ti basta... programmi di 2 giornate per esperti in canyoning. Imparerai a calarti autonomamente, passaggi di nodi, autosoccorso e molto altro. Con Trentino Wild puoi personalizzare il tuo programma.




Attività rafting Trento per tutti con tutti...

Tante le attività che Trentino Wild offre.

Rafting, battello, canoa, kayak, arrampicata sia in estate che in inverno, passeggiate, ma non solo...
L'idea di Trentino Wild è quella di dare più risposte all'esigenze che gli ospiti chiedono.

Ci sono le discese culturali, sul fiume Adige. Soft raft, questa attività è strettamente legata anche al Muse, e si offre a chi Visita Trento un viaggio tra sport cultura e storia.

Per tutti dai bambini di 1 anno in su. La discesa in fiume è molto semplice, è un modo per vedere Trento ed il Trentino da un altro punto di vista.

Ma non solo, l'attività è stata studiata anche per i bambini delle scuole. Diversi programmi, per le diverse età. Inoltre l'obbiettivo della discesa in gommone vuole essere anche quella di unire i ragazzi.
Questo è reso possibile anche dagli esperti formatori che durante la discesa hanno inventato dei giochi dove i ragazzi sono costretta comunicare tra loro ed aiutarsi.
Grazie al Team fatto da professionisti che lavorano nel settore della psicologia dell'emergenza, sono formatori aziendali, Trentino Wild ha studiato e messo in atto una formazione esperienziale anche per i ragazzi delle scuole. 

E' il primo in Italia con questo tipo di formula, notiamo che i ragazzi sono molto contenti e anche i docenti e professori rimangono entusiasti del progetto: Ragazzi nel mondo.


 www.trentinowild.i otffre questo e molto altro.
A colpi di post scoprirete le varie attività